Per secoli gli scribi nei monasteri ricopiavano libri a mano, la chiesa deteneva il monopolio e l’educazione era materia solo di pochi. Solo alla fine del XII secolo l’arte della fabbricazione della carta arriva in Europa, i libri pubblicati non sono più solo a carattere religioso, ma il contenuto viene esteso raggiungendo i campi della filosofia, della matematica e dell’astronomia.
Nonostante quest’estensione, i libri continuano a essere patrimonio di una ristretta élite. Questo fino all’introduzione della stampa a caratteri mobili.
Nel 1445 in tutta Europa iniziano a diffondersi le tipografie complete di caratteri, fonditori e compositori. In Francia nasce il Garamond, quello che è ancora oggi è considerato il carattere più equilibrato.
L’inizio del Settecento vede la creazione di un ampio set di caratteri che catturano lo spirito del tempo e segnano lo stacco netto dalla calligrafia amanuense:
- Caslon produce i caratteri utilizzati per la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti.
- Baskerville e Bodoni creano nuovi caratteri molto imitati e diffusi in tutta Europa.
Nell’Ottocento le tecniche di stampa vanno incontro a rapidi progressi tecnici. Il sistema a cilindro rimpiazza la matrice piana con l’inchiostratura automatica. Risultato: incremento della produzione da 250 pagine l’ora a ben 1000.
Nel 1828 in Inghilterra fu prodotta la macchina da stampa per il Times, che produceva 8.ooo fogli all’ora, mentre nel 1939 si arriva a quasi 4o.ooo copie di giornale per ora.
L’invenzione promossa da Gutenberg, la stampa a caratteri mobili (1455), ha contribuito notevolmente a diffondere la conoscenza in tutta Europa, con conseguente innalzamento del tasso di alfabetizzazione.
La stampa, l’inchiostro e le varie tecniche di incisione ad oggi hanno compiuuto numerosi passi avanti, perché non si può pensare al domani con la tecnologia di ieri.
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