Storia, peculiarit? e uso dell’inchiostro cinese

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L’inchiostro cinese è nato approssimativamente intorno al 400 d. C.

Wei-Tang elaborò una formula composta da materie prime carboniose utilizzando un procedimento differente dall’occidente: bruciando legno di pino e frassino sotto un imbuto e indirizzando il fumo verso una copertura dove si condensava. Per rendere compatte le due sostanze si aggiungeva della colla (preparata da corna o pelli animali), mescolata a dell’olio di sesamo. 

 

La sostanza ottenuta era utilizzata per la stampa xilografica o impastata per formare bastoncini dalla forma di una penna. 

Questo tipo d’inchiostro, usato in Oriente per più di mille anni, fu esportato anche in Occidente con il nome d’inchiostro di china.

Questa tipologia d’inchiostro era abbastanza cara per via della sua lavorazione ma aveva maggiore durata rispetto all’inchiostro Ferrogallico.

 

Era venduto principalmente in forma di bastoncini solidi, i quali erano strofinati lievemente su di una pietra incavata per stemperarli. Per stemperare questa polvere d’inchiostro frantumata, i cinesi erano soliti usare delle tavolozze di pietra, grandi quanto una mano, con incavata al loro interno una specie di ciotola che aveva il compito di contenere l’acqua. Ogni tavolozza era decorata minuziosamente con dei motivi raffigurante vegetazione, animali mitologici o quant’altro.

 

Per quanto riguarda l’acqua, si preferiva quella di fonte per via della sua purezza. Questo perché la calligrafia in Cina era considerata un’arte a tutti gli effetti. Bellezza estetica e buon uso del pennello erano i requisiti di scelta dei funzionari. In Cina si dice che pennello, l’inchiostro, la carta e il calamaio costituiscono gli strumenti della calligrafia,  chiamati appunto “i quattro tesori dello studio”.

 

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